L’architettura è più di un output fisico: è un mezzo dinamico attraverso il quale le persone fanno esperienza del mondo. N.A.A.D. è una ricerca che pone le neuroscienze al centro della pratica architettonica. Acronimo di Neuroscience Applied to Architectural Design, esplora il profondo legame tra l’ambiente costruito e il benessere umano, indagando come il progetto possa modellare emozioni, comportamenti e processi cognitivi.
Il termine Healing Gardens indica tutti quegli spazi verdi che, inseriti in contesti specifici, contribuiscono in modo importante alla cura della persona. Una maggiore attenzione all’ambito dell’health care ha portato a riflettere sugli spazi esterni come parte integrante della progettazione mirata al benessere mentale e fisico. A partire dal concetto di Eden e passando attraverso l’Antica Grecia e il mondo degli orti botanici, questa ricerca parte dalle radici più antiche del giardino terapeutico per arrivare a reinterpretarne in chiave contemporanea gli aspetti principali. Dallo studio di molteplici progetti realizzati, arriva quindi a definire le caratteristiche che questi spazi devono avere per poter essere efficienti. Con l’obiettivo di creare una sorta di abaco declinabile a seconda delle specificità del luogo, del tipo di terapie e di pazienti coinvolti, della loro età e delle loro principali esigenze.
L'architettura trasformabile offre un approccio versatile per edifici e strutture, rispondendo alla necessità di adattabilità. Che si tratti di ottimizzazione per il trasporto o di adattamento della forma per soddisfare le mutevoli esigenze funzionali ed estetiche, questa strategia affronta la fluidità richiesta nell'architettura moderna. Nel mondo di oggi, dove le esigenze degli utenti evolvono costantemente, l'architettura deve essere reattiva, consentendo agli utenti di partecipare alla definizione del loro ambiente costruito. La trasformabilità permette agli utenti di realizzare le loro aspirazioni architettoniche offrendo nel contempo una via per l'integrazione ambientale, promuovendo l'efficienza energetica e il risparmio economico.
La ricerca esamina il tema dell’adaptive reuse applicato al mondo dell’architettura. Analizza la percezione storica degli edifici come oggetti statici e discute le pratiche contemporanee che si concentrano sull'adattabilità, la sostenibilità e il riutilizzo. Evidenziando l'urgente necessità di una coscienza ambientale nella costruzione, esplora approcci di riutilizzo adattivo come infill, re-skin, re-program ed espansione. Il pezzo dettaglia anche il processo e l'importanza del retrofitting nel migliorare l'efficienza e la sostenibilità degli edifici, delineando passaggi come la valutazione iniziale, la valutazione strutturale e il potenziamento dei servizi, sottolineando un cambiamento di paradigma verso una interpretazione degli edifici come piattaforme dinamiche e sostenendo politiche e standard che favoriscano un ambiente costruito più rifunzionalizzabile e circolare.
L'economia circolare è un sistema industriale che dà priorità, in maniera intenzionale, al ripristino e alla rigenerazione della biosfera. L'obiettivo principale è eliminare gli sprechi, puntando su modelli di business innovativi che enfatizzino un approccio più lungimirante alla gestione di materiali e prodotti. I bio-based materials si collocano all'interno di questo alveo, derivando da risorse biologiche rinnovabili, come piante, animali e microorganismi. Possono essere utilizzati per sostituire quelli tradizionali in una vasta gamma di applicazioni, tra cui imballaggi, tessuti, beni di consumo e prodotti legati al mondo delle costruzioni.
Il progetto di ricerca "Anatomy of Public Space: A Multidisciplinary Perspective" è una collaborazione tra Park Plus (l'unità di ricerca di Park Associati), LAND Research Lab® (il think tank di ricerca e innovazione del gruppo LAND) e la Fondazione Transform Transport ETS (la fondazione di ricerca no-profit lanciata da Systematica Srl). Il progetto mira a studiare lo spazio pubblico dalle diverse prospettive dei tre componenti del gruppo di lavoro (architettura, paesaggio, mobilità) al fine di presentare una narrazione multidimensionale del ruolo dello stesso nelle città contemporanee. La connessione tra i diversi componenti dello spazio pubblico e il corpo umano ha lo scopo di definire nuove prospettive con cui osservare lo spazio pubblico attraverso una lente multi-settoriale.
Si configurano come “urban mining” tutti i processi di recupero di materie prime dai materiali di scarto destinati a fine vita. In quest’ottica nuova, si guarda ai rifiuti generati dalle città e dagli ambienti urbani come a una risorsa preziosa, puntando ad utilizzare la produzione antropica piuttosto che le risorse geologiche per soddisfare le richieste dell'industria delle costruzioni. Comunemente, il “mining” si riferisce al recupero dei metalli preziosi provenienti dai rifiuti "tecnologici". Tuttavia, ad oggi questo termine è stato utilizzato più in generale per indicare il recupero e la monetizzazione di ciascun materiale proveniente da qualsiasi flusso di rifiuti, compresi i rifiuti da costruzione e demolizione. Il nostro nuovo progetto MI.C è uno dei primi edifici in Europa a implementare l’approccio urban mining nel suo processo di costruzione: riutilizzeremo parte del calcestruzzo esistente per costruire la nuova struttura e gran parte della facciata esistente per rivestire importanti porzioni degli spazi interni.
Il giardino “asciutto” sorge in risposta alla necessità di adattare gli spazi verdi alle nuove condizioni climatiche, come le temperature estreme, il vento e le piogge molto rare ma torrenziali, dovute soprattutto ai cambiamenti climatici. L’obiettivo è creare un giardino resiliente e autosufficiente, con un’irrigazione molto occasionale nei mesi più caldi, lasciando il resto a ciò che offre l’ecosistema. I cambiamenti climatici causano aumenti di temperatura, allungamento e accorciamento delle stagioni di coltivazione, modelli di precipitazioni meno prevedibili e tempeste sempre più intense o periodi di siccità. La resilienza di un dry garden permette di creare un paesaggio che sostenga le generazioni future: la sua biodiversità è meglio preparata a sopravvivere all’irrigidimento del clima.
A sessant’anni dalla prima definizione di biofilia come “amore per la vita”, da parte dello psicanalista e scrittore tedesco Erich Fromm e a vent’anni dall’utilizzo che ne fece il biologo americano Edward Wilson per indicare un’esperienza empirica di profonda comunione con la natura, ci chiediamo come progettisti se sia possibile ricreare un ambiente naturale all’interno dei nostri spazi vitali che diminuisca o addirittura azzeri le distanze tra noi umani e la natura e di conseguenza ci metta in comunicazione con il nostro essere più autentico.
Calcestruzzo: complesso riuscire a conviverci, ma molto difficile poterne fare a meno. Sebbene frutto di una miscela all’apparenza banale di cemento, acqua ed inerte, questo materiale è stato protagonista assoluto del nostro costruire da tempo immemore ed ha contribuito, in parte, a proiettarci nell’epoca della modernità. Molta della strategia di adattamento alla crisi impostaci dal cambiamento climatico passa anche dai metodi con cui rivedremo il nostro approccio all’uso del calcestruzzo, il cui ciclo produttivo è tra i più alto-emissivi dell’industria umana.
Lo studio ha sempre considerato la facciata come uno degli elementi espressivi alla base del proprio linguaggio. Il tema dell’involucro è stato indagato sotto molteplici punti di vista. Park Plus ha approfondito idee tecniche relative a trasparenza e doppia pelle, studi formali riguardo l’impostazione prettamente compositiva e geometrica a supporto dei progetti in fase concorsuale, concept d’architettura circolare che indugiano in maniera più specifica sul tema del riuso e sull’impiego di materiali meno canonici come, per esempio, la plastica riciclata, integrazione con gli elementi architettonici di dispositivi mobili a protezione degli ambienti interni, nonché di superfici captanti in direzione facciate solari.
Il libro frutto della ricerca svolta da Park Associati insieme a Bollinger+Grohmann sulle vaste e inesplorate potenzialità del legno nell’architettura del presente e del futuro.