FANTONI x RESOURCEFUL INTELLIGENCE

Oltre il prodotto: l’industria come agente di cambiamento

Nel progetto di Resourceful Intelligence, Fantoni ha preso parte a una riflessione ampia e condivisa su cosa significhi oggi costruire — e produrre — con responsabilità. Il loro sostegno ha contribuito alla realizzazione dell’installazione, ma soprattutto ha permesso di includere nel racconto visivo una parte spesso invisibile: i luoghi dove i materiali prendono forma. Le immagini girate nel loro stabilimento, proiettate all’interno dell’allestimento, mostrano un modello produttivo che affronta la questione ambientale con rigore e spirito di ricerca.

La visita al loro sito produttivo è stata l’occasione per confrontarci con un approccio che guarda alla sostenibilità come pratica quotidiana, più che come etichetta.

In un settore dove molte filiere sono ancora lineari, Fantoni ha messo in campo strategie di economia circolare che intervengono sul ciclo di vita dei materiali: dall’uso di MDF realizzato con materie prime seconde, alla chiusura dei cicli produttivi, fino all’attenzione per le certificazioni ambientali. Sono scelte che richiedono investimenti, tempo, volontà — e che pongono domande urgenti anche al mondo della progettazione.

Portare questo racconto alla Biennale ci è sembrato necessario. Ma la collaborazione con Fantoni nasce da più lontano. Nel 2025, durante la Milano Design Week, abbiamo presentato insieme la collezione Alis: un sistema di arredi office che mette in relazione rigore formale, versatilità d’uso e attenzione ai materiali. Una famiglia di oggetti misurati e sobri, capaci di integrarsi negli spazi senza forzarne la grammatica. Anche in quel caso, il confronto con i processi produttivi è stato parte integrante del progetto: l’industrializzazione ha guidato alcune scelte formali, contribuendo a definire identità e funzione.

Oggi crediamo sia necessario interrogarsi sul ruolo della produzione nella transizione ecologica dell’architettura. Non si tratta solo di selezionare materiali virtuosi, ma di entrare nel merito dei processi: capire come si producono le cose, con quali risorse, e con quali relazioni tra aziende, progettisti e territorio. Da questo punto di vista, Fantoni ci ha offerto un terreno fertile di confronto.

Ne abbiamo parlato con Alessandro Fantoni, esplorando insieme alcune questioni che, sempre più spesso, toccano anche il nostro modo di progettare:

Park: In che modo l’impegno di Fantoni verso l’economia circolare si traduce in scelte concrete lungo l’intero ciclo produttivo?
Alessandro Fantoni: Per Fantoni, l’economia circolare è la conseguenza naturale di una visione che mette l’innovazione al centro di ogni processo. Innovare il prodotto significa prima di tutto innovare i processi: il costante aggiornamento tecnologico non solo garantisce la competitività nello sviluppo di nuove soluzioni per l’arredo e l’edilizia, ma consente anche una gestione più efficiente e analitica dei dati, ottimizzando i modelli produttivi e anticipando l’evoluzione del mercato internazionale. Le nostre scelte concrete lungo l’intero ciclo produttivo includono la rigorosa certificazione dei materiali, dei processi e dei prodotti finiti, l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale e il controllo attento delle emissioni. Investiamo in risorse rinnovabili, promuoviamo il riuso dei materiali e progettiamo prodotti e imballaggi tenendo conto della loro riciclabilità. La nostra politica ambientale si traduce anche in un’attenzione concreta al benessere delle persone, a partire dagli spazi di lavoro e dagli impianti produttivi, perché siamo convinti che sostenibilità significhi anche qualità della vita. Ogni scelta che facciamo, dalla fase di approvvigionamento della materia prima fino alla progettazione e realizzazione del prodotto, è guidata da questa visione integrata e responsabile.

P: Quali ostacoli o criticità avete incontrato nel riconvertire alcuni processi industriali in ottica sostenibile, e come sono stati affrontati?
AF: Nel settore dei semilavorati in legno, i processi industriali sono da molti anni sviluppati in ottica sostenibile: è una conseguenza naturale della materia prima con cui lavoriamo. Nel nostro caso, il percorso è stato favorito dal fatto che siamo produttori sia dei semilavorati sia dei prodotti finiti – come gli arredi per ufficio e i sistemi fonoassorbenti – e questo ci permette di controllare l’intera filiera, avendo una visione completa e integrata del ciclo produttivo.

Più che di riconversioni, parliamo quindi di un’evoluzione costante dei processi, che ci ha permesso di anticipare molte sfide. Oltre alle sfide dell’innovazione tecnologica, le criticità riguardano l’approvvigionamento responsabile delle materie prime o la gestione dei rifiuti industriali. Li affrontiamo con investimenti continui in ricerca, automazione e monitoraggio, ma anche con un forte impegno culturale interno, perché la sostenibilità non si ottiene solo con la tecnologia, ma con una visione condivisa.

P: Guardando al futuro, che tipo di sensibilità progettuale ritenete utile per collaborare efficacemente con aziende che stanno trasformando la propria filiera? Ci sono aspetti che i progettisti dovrebbero rafforzare o tenere in considerazione?
AF: Per noi, è fondamentale che i progettisti comprendano a fondo il processo produttivo: non solo per conoscerne i limiti, ma per coglierne le opportunità. Quando c’è un dialogo aperto, informato e continuo tra chi progetta e chi produce, le soluzioni che ne emergono riescono a essere davvero innovative. La sensibilità che apprezziamo di più è quella che guarda al progetto non come a un gesto isolato, ma come a un sistema complesso fatto di materiali, tempi, lavorazioni e responsabilità condivise.

P: In che misura esperienze come Resourceful Intelligence possono contribuire a diffondere una nuova consapevolezza anche all’interno del mondo produttivo?
AF: In un momento in cui la transizione ecologica rischia di essere ridotta a protocollo, osservare da vicino esperienze industriali in evoluzione può offrire strumenti reali per orientare anche la pratica del progetto.
Resourceful Intelligence è anche questo: un’occasione per aprire il cantiere del cambiamento, e includere nella discussione chi lavora, ogni giorno, alla costruzione del possibile.

Resourceful Intelligence è un progetto di Park, Accurat, Prof. Gabriele Masera, Prof. Francesco Pittau, Michele Versaci – Dipartimento di Architettura, Ambiente Costruito e Ingegneria delle Costruzioni, Politecnico di Milano Collaboratori Tecnici: 6:AM, BUROMILAN, celexon, Fornace S.Anselmo, WICONA by Hydro Supporters: DeA Capital Real Estate SGR S.p.A., Medit S.r.l., Atlas Concorde, Fantoni, FRANZEN ITALIA srl, KALDEWEI, Rimadesio, Saint-Gobain Un ringraziamento a: Despe S.p.A., Gruppo Finleonardo S.p.A.

Foto e video di Nicola Colella