Hospitality contemporanea:

tra esperienza, autenticità e innovazione 

Negli ultimi anni, l’hospitality sta attraversato una trasformazione profonda. Il concetto tradizionale di accoglienza — basato principalmente sul servizio — si sta modificando verso una dimensione più articolata, in cui è l’esperienza a divenire il fulcro del progetto. Non si tratta più soltanto di rispondere a necessità di pernottamento e pochi servizi connessi, ma di creare ambienti capaci di generare emozioni, raccontare storie e instaurare un legame con chi li abita, seppure per brevi periodi. 

"Oggi progettare hospitality significa pensare in termini di esperienza integrata — spiega Davide Viganò, Head of Interior Design di Park —. Gli spazi devono accogliere modi di vivere nuovi, ibridi: il lavoro si intreccia al tempo libero, le esigenze personali dialogano con quelle collettive, e la mobilità costante richiede ambienti versatili e intelligenti." 

Questa evoluzione si manifesta anche nella nascita di nuove tipologie: serviced apartments, co-living, student housing, formule che combinano residenza temporanea e servizi dedicati; o esperienze ibride come nel caso del bleisure, che ridefiniscono il rapporto tra lavoro, vacanza e socialità. In tutti questi contesti, la progettazione deve rispondere a nuovi modelli di vita, nuovi modelli di business e nuovi modelli spaziali. Si aprono quindi nuovi confini e nasce l’esigenza di immaginare nuovi modelli spaziali in grado di evolvere gli schemi attualmente più consolidati. I diversi ambienti vengono concepiti in maniera unitaria in modo da interpretare e trasmettere in maniera unitaria l’esperienza del soggiorno. 

"Il ruolo dell’interior design non è più isolato — continua Viganò —. Serve una visione trasversale, capace di muoversi dal prodotto all’architettura, dal dettaglio materico alla distribuzione spaziale. Solo così gli spazi diventano coerenti, sensorialmente ricchi e in grado di raccontare un’identità unica."

Al centro di questo approccio c’è una forte ricerca di autenticità. Lontano dai format replicabili o dai modelli standardizzati, Park lavora per creare progetti site-specific, che nascono dall’ascolto del contesto e dall’interpretazione dell’esperienza promossa dallo sviluppatore, dall’operatore o dal brand.  In questo senso, ciò che spesso viene definito Italian touch non è un vezzo estetico, ma una forma di sensibilità progettuale: un equilibrio tra memoria e innovazione, tra misura e intensità percettiva, tra artigianalità e cura del dettaglio. È un approccio che unisce cultura del progetto e capacità di tradurre la complessità in spazi autentici, concreti e coerenti. È proprio questa visione integrata e consapevole dell’hospitality che trova concretezza nei progetti di Andermatt, a partire da La Vetta e La Forêt, dove ogni spazio diventa occasione per riflettere su come abitare la montagna oggi: tra radici alpine e linguaggio contemporaneo. 

La Vetta e La Forêt: un nuovo linguaggio per l’abitare alpino 

In entrambi i progetti sviluppati per Andermatt Swiss Alps, La Vetta e La Forêt, l’obiettivo è stato quello di rileggere lo spirito autentico della montagna con uno sguardo contemporaneo. Non una riproposizione nostalgica dei codici alpini, ma una trasformazione consapevole: materiali, forme e atmosfere radicate nella tradizione vengono reinterpretati con leggerezza e precisione, restituendo nuova energia a un immaginario profondamente legato al territorio. 

"Abbiamo cercato di costruire una narrativa che mantenesse viva l’identità alpina, ma capace di parlare il linguaggio del presente — spiega Caterina Steiner —. Volevamo che l’eredità della montagna diventasse materia viva, espressiva, non semplice decorazione."

Materiali e atmosfera 

Legno, pietra e ferro battuto — elementi fondativi dell’architettura alpina — vengono riletti in chiave contemporanea, non per negare la loro essenza ma per farne emergere nuove possibilità tattili e visive. Texture materiche, volumi puri e tocchi di colore costruiscono ambienti accoglienti e coerenti, dove la semplicità diventa linguaggio di precisione.  Alcuni arredi sono stati progettati su misura, come estensione naturale dello spazio: elementi integrati al concept complessivo, che condividono con l’architettura le stesse proporzioni, grammatica compositiva e logica materica. In questo modo, ogni dettaglio contribuisce alla costruzione di un racconto unitario, in cui forma e funzione si fondono in un equilibrio calibrato. 

Funzione e racconto 

Gli spazi dell’hospitality non si limitano più ad accogliere il tempo libero, ma diventano luoghi ibridi, in cui relax, lavoro e creatività si intrecciano. "Abbiamo voluto creare ambienti capaci di adattarsi a tempi e modalità di vita differenti — racconta Steiner —, andando oltre la dimensione della vacanza. Zone living luminose, angoli raccolti per la lettura, postazioni di lavoro affacciate sulla natura: ogni spazio è pensato per stimolare quiete e concentrazione, senza rinunciare al comfort." La tecnologia è integrata in modo discreto, per garantire connettività e benessere senza interrompere la continuità estetica del progetto. In questo equilibrio tra naturale e artificiale, intimità e apertura, risiede la forza di un design che accompagna la quotidianità senza imporvisi. 

Aree comuni e benessere 

Le aree comuni assumono un ruolo centrale: non semplici spazi di passaggio, ma luoghi di relazione e rigenerazione che definiscono l’esperienza complessiva. La spa, la palestra e le zone wellness sono concepite come ambienti flessibili e accoglienti, capaci di adattarsi a diversi momenti della giornata e alle esigenze di chi li vive. Materiali naturali, luce calibrata e comfort acustico costruiscono un’atmosfera raccolta e bilanciata, in cui il benessere nasce dall’armonia percettiva più che dalla prestazione tecnica. 

Collaborazione e visione 

Alla base del progetto vi è un dialogo costante con il cliente, fondato su un brief chiaro e sulla condivisione di valori e obiettivi. «Il racconto dell’identità di Andermatt, la volontà di creare un’esperienza autentica ma contemporanea, sono stati i punti di partenza di un percorso comune — spiega Steiner —. Il progetto è il risultato di questa visione condivisa, in cui l’ascolto ha avuto un ruolo decisivo.»

 La collaborazione tra interior e product design, tipica del metodo Park, ha permesso di unire competenze e sguardi differenti, dando vita a un progetto collettivo e coerente. In La Vetta e La Forêt, questa sinergia si traduce in una visione integrata dell’hospitality alpina, dove l’eredità del luogo incontra la contemporaneità attraverso materia, luce e narrazione spaziale. Il coinvolgimento del product design diventa in questo senso un valore aggiunto: non solo per il controllo estetico e funzionale, ma come strumento di personalizzazione. Quando sul mercato non esistono soluzioni coerenti con la storia che si vuole raccontare, Park le progetta e le realizza su misura, per rendere ogni progetto e la sua fruizione ancora più completi, autentici e riconoscibili. Due progetti che non solo interpretano, ma ampliano la visione di Park, restituendo una nuova idea di comfort e autenticità, sospesa tra radici e futuro. collaborazione tra interior e product design, tipica del metodo Park, ha permesso di unire competenze e sguardi differenti, dando vita a un progetto collettivo e coerente. In La Vetta e La Forêt, questa sinergia si traduce in una visione integrata dell’hospitality alpina, dove l’eredità del luogo incontra la contemporaneità attraverso materia, luce e narrazione spaziale. Due progetti che non solo interpretano, ma ampliano la visione di Park, restituendo una nuova idea di comfort e autenticità, sospesa tra radici e futuro. 

Foto di Nicola Colella