FORNACE S. ANSELMO x RESOURCEFUL INTELLIGENCE
Il progetto del riuso come processo collettivo

Quando si parla di riuso in architettura, la narrazione tende a soffermarsi sulla materia prima, la sua origine e trasformazione. Ma cosa succede tra il recupero e la messa in opera? Chi lavora alla soglia invisibile dove il progetto prende forma, traducendo un'intuizione in dettaglio tecnico? È qui che si inserisce il dialogo tra Park e Fornace S. Anselmo, realtà che da oltre un secolo studia e reinventa i linguaggi del laterizio.

Il progetto Resourceful Intelligence, presentato da Park alla Biennale Architettura 2025, è stata l’occasione per approfondire un terreno comune: l’interesse per il materiale, la sensibilità per la trasformazione, la ricerca su sistemi di costruzione che siano innovativi e, al tempo stesso, consapevoli delle proprie radici. Abbiamo visitato il loro stabilimento produttivo per osservare da vicino i processi di sviluppo e le soluzioni testate sul campo. Da questa collaborazione, non è nata una nuova piastrella — ma un sistema.

Le piastrelle in clinker che compongono una delle due facciate dell’installazione provengono dall’ex Hotel Michelangelo di Milano, sottoposto a un processo di de-costruzione controllata nell’ambito del progetto MI.C. Il nuovo intervento, che ridisegna la polarità urbana intorno alla Stazione Centrale, si fonda su una visione circolare della città, dove l’esistente diventa risorsa. Le piastrelle, selezionate e conservate da Despe S.p.A., sono state reintrodotte nell’allestimento tramite un innovativo sistema a secco progettato da Fornace S. Anselmo: un telaio metallico prefabbricato, studiato su misura, che consente di ruotare e fissare le scandole mantenendo inalterata la loro integrità.

Il risultato è una facciata che vive della memoria del materiale, ma anche della precisione del dettaglio. Un sistema reversibile, smontabile, pronto a tornare in cantiere a fine mostra. È un’operazione che combina artigianalità e ingegneria, tradizione e sperimentazione. In un’epoca in cui il costruito tende a uniformarsi, il gesto progettuale torna a concentrarsi su ciò che spesso resta invisibile: l’aggancio, la cerniera, la soglia.

Insieme ad Alberto De Checchi, Export Manager e Direttore Creativo di Fornace S. Anselmo, abbiamo riflettuto su alcune domande che attraversano il progetto

Park: Qual è il valore della manualità e della cura del dettaglio, oggi che tutto tende alla standardizzazione?

Alberto De Checchi: Fornace S. Anselmo è un’azienda con oltre un secolo di esperienza nel settore del laterizio, che ha consolidato la propria attività focalizzandosi sulla ricerca di soluzioni innovative e risposte efficaci a situazioni complesse o particolarmente sfidanti nel campo del rivestimento in laterizio. Nel nostro lavoro, la manualità e l’attenzione al dettaglio restano elementi fondamentali, soprattutto quando si affrontano progetti complessi o fuori standard. Se da un lato la produzione industriale consente efficienza e continuità, dall’altro alcune situazioni progettuali richiedono un approccio più flessibile, che sappia accogliere l’eccezione, il particolare, la richiesta fuori formato. L’esperienza maturata nel tempo ci permette di integrare queste due dimensioni: l’uso di tecnologie avanzate e la possibilità di intervenire con lavorazioni manuali quando necessario. È proprio in queste condizioni che il dialogo con gli studi di architettura diventa centrale, come è accaduto per la collaborazione con Park nell’ambito della Biennale, dove la nostra competenza tecnica è stata messa al servizio di una sfida non convenzionale.

P: Cosa significa, per un’azienda con una lunga tradizione, confrontarsi con logiche di riuso e installazioni temporanee?

ADC: Per Fornace S. Anselmo, confrontarsi con il riuso e le installazioni temporanee significa adattare un patrimonio di competenze consolidato a nuove esigenze progettuali, rafforzando il nostro ruolo di innovatori. È un’opportunità per sperimentare soluzioni sostenibili senza rinunciare alla qualità, integrando la reversibilità e il risparmio di risorse in sistemi che restano solidi ed esteticamente curati. Anche in questi contesti, il laterizio può essere ripensato come materiale circolare e flessibile, confermando che innovazione e tradizione non sono in contrasto, ma possono evolvere insieme.

IP: È possibile trasformare un vincolo — come la necessità di riutilizzare un materiale esistente — in occasione progettuale?

ADC: Per Fornace S. Anselmo, recuperare e reimpiegare materiali già esistenti — come quelli provenienti da edifici storici o interventi significativi — è prima di tutto un’opportunità per valorizzare il patrimonio architettonico e culturale del laterizio. Un modo per preservare le tracce di un passato di eccellenza, rispettandone la memoria e l’identità, e allo stesso tempo reinterpretarle in chiave contemporanea.

Integrare materiali recuperati in nuovi contesti progettuali permette di accorciare la distanza tra tradizione e innovazione. È una pratica che stimola la ricerca, incoraggia nuove soluzioni tecniche e arricchisce il progetto di una stratificazione narrativa unica. Il riuso diventa così un atto consapevole, che coniuga sostenibilità, continuità storica e qualità architettonica.

Resourceful Intelligence è anche questo: un banco di prova collettivo, dove i saperi si incontrano e si mettono in discussione. Un processo che dimostra come ogni materiale porti con sé una storia, e ogni storia possa diventare progetto.

Resourceful Intelligence è un progetto di Park, Accurat, Prof. Gabriele Masera, Prof. Francesco Pittau, Michele Versaci – Dipartimento di Architettura, Ambiente Costruito e Ingegneria delle Costruzioni, Politecnico di Milano Collaboratori Tecnici: 6:AM, BUROMILAN, celexon, Fornace S.Anselmo, WICONA by Hydro Supporters: DeA Capital Real Estate SGR S.p.A., Medit S.r.l., Atlas Concorde, Fantoni, FRANZEN ITALIA srl, KALDEWEI, Rimadesio, Saint-Gobain Un ringraziamento a: Despe S.p.A., Gruppo Finleonardo S.p.A.

Foto di Nicola Colella